novembre 19, 2012

Broken Wrists

Sono anni ormai che ho appeso la tavola al chiodo e nonostante ciò resta immutata la mia passione per lo skateboarding. D'altronde è una roba che ti rimane dentro, specie se l'hai praticato, vissuto, sudato e sofferto per un tot di anni. Purtroppo io sono uno dei tanti che a un certo punto si è trovato davanti a un bivio (fortunatamente non era questione di femmine). Dopo la centesima caduta in mini in cemento (a.k.a. Grattobronx) e aver infierito qualche giorno dopo su altro cemento, più bello però (a.k.a. Lambrooklyn) sono rimasto bloccato con i polsi e non ho potuto suonare per qualche giorno.
Mi sono sentito perso perchè suonavo molto (anche a casa per i cazzi miei) e la proiezione mentale è stata drammatica: mi sono visto con chiodi ai polsi, in ciabatte, copertina di flanella e filippina che mi imboccava la minestra mentre tristemente mi facevo del male guardando quei video che da giovine mi hanno spinto e stimolato ad andare sempre oltre al dolore e alle botte.
Troppo drammatica per i miei gusti anche se sono consapevole che molto probabilmente l'artrosi verrà a trovarmi molto prima di alcuni miei coetanei.
Dopo questa visione mistica presi una decisione, a malincuore e decisi che forse era meglio suonare (anche perchè mi rendevo conto che suonavo meglio di quanto skateassi) e di lasciare il testimone a chi ha meno paura di farsi male.
Io ovviamente parlo di polsi ma c'è gente che skateava con me che ha tutt'ora le caviglie in briciole, ginocchia a pezzi, zigomi o testa rotta. Insomma, in skate ci si fa male e forse è anche quello che attira all'inizio. Sì, perchè in fondo siamo tutti dei masochisti del cazzo, ci piace farci del male in un modo o nell'altro; più soffriamo e meglio è. Alla fine sono più le manovre che si steccano di quelle che si chiudono.
Anche i fenomeni dello skate si fanno del gran male, giusto? Quindi polsi rotti, ginocchia rotte, teste rotte e palle rotte è un concetto che accumuna tutti quanti... o no?






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